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Nota di Davide Amante: Quando ci si avvicina alla biografia di uno scrittore, intendo un grande scrittore, occorrerebbe semplicemente leggere i suoi libri. Ogni altro tentativo di sintesi è limitante. Bisogna immaginarsi di essere quel bravo medico dell’ospedale psichiatrico di Jena, che di turno serale in un lontano 1889 vede arrivarsi in ricovero un tale Friedrich Nietzsche e lo accoglie per compilare l’anamnesi nella sua cartella clinica, che servirà agli altri colleghi per inquadrare il paziente e fornirgli le cure più adeguate. Il bravo medico, non conoscendo Nietzsche ma avendo parlato per qualche minuto con il paziente, scrisse come è noto: “Il paziente mostra evidenti spunti paranoici di megalomania: dichiara di essere un grande filosofo.” Allo stesso modo questa breve biografia è un po’ limitante ma quantomeno i fatti sono esatti.

Biografia
Davide Amante è nato a Milano nel 1970. È uno scrittore di narrativa, ha scritto quattro romanzi tradotti in sei paesi.

Nel 2025 Davide Amante sta scrivendo Fenomenologia di un uomo libero. Un romanzo epico, grandioso. Un viaggio fino in fondo alla vita, lungo quanto una vita, alla ricerca dell’attimo, del significato del vivere. Scritto in prima persona, con una prosa diretta, rivoluzionaria nella costruzione, Fenomenologia di un uomo libero si inserisce in quella prosa diretta, emotiva e dell’anima che ha contraddistinto Céline, Kerouac, Miller e altri. La Fenomenologia è lo studio e la classificazione dei fenomeni, quali si manifestano all’esperienza nel tempo e nello spazio. Fenomenologia di un uomo libero parte da un lontano tramonto per andare in profondità e attraversare una serie di avvenimenti sorprendenti e incontri con personaggi inaspettati, sviluppati lungo una trama dal ritmo veloce. Un percorso affascinate e imponente che rivela tutta la forza del vivere.

Davide Amante vive e scrive nel centro storico di Milano insieme a sua moglie Fatine Amante e due figlie.

Si è formato letterariamente sin da molto piccolo all’imponente libreria paterna, costituita da oltre dodicimila romanzi e opere. “La regola della libreria della mia infanzia era l’eclettismo, qualsiasi tema e qualsiasi stile purché si sentisse la vita scorrere fra le pagine. Mio papà acquistava i libri in modo compulsivo, con la stessa ingenuità e autenticità con cui un bambino sceglie i modellini di aeroplani in un negozio di giocattoli. La sua sensibilità per l’arte e la letteratura gli permise di costituire una biblioteca eccezionale. Ero un bambino piuttosto solitario, nel senso che pur avendo molti amici non mi dispiaceva affatto stare con me stesso e trascorrere pomeriggi interi a scoprire gli scaffali di libri, spesso i libri più interessanti si trovavano negli scaffali più bassi e quelli più in alto. Ero affascinato dagli accostamenti più insospettati, Rabelais, Pound, Marquez, Sciascia, Whitman e poi ancora Anais Nin, Dostoevskij, Melville, Tolstoj, Shakespeare, Stendhal e Proust, e ancora Borges, Papini, Cortazar, Singer, Bukowski. Tutto questo in un solo scaffale, poi si ricominciava con gli altri. Da togliere il fiato. Leggevo tutto. Assorbivo tutto.”

“Mia madre si occupava, con una certa incoscienza, di una galleria d’arte contemporanea. Si occupò di due o tre gallerie nel corso degli anni, che poi erano quelli dell’Arte Povera e della Transavanguardia. Invece di giocare con gli altri bambini in cortile, mi ritrovavo a feste o cene a casa con Mimmo Palladino, Gilberto Zorio, Luciano Fabro, Antonio Paradiso, Luciano Comini, Yasmin Brandolini d’Adda. Per non parlare di critici d’arte del momento e galleristi. Mia madre viveva quel mondo con la stessa naturalezza con cui si potrebbe chiedere a qualcuno di prendergli un bicchiere d’acqua, insomma ne entrava e ne usciva continuamente con notevole nonchalance, fra un week-end in svizzera e un viaggio in Africa.”

“Fra i libri di mio padre e le gallerie di mia madre l’atmosfera dell’infanzia era piuttosto irrequieta.”
Frequenta il rinomato Istituto Vittorio Colonna, l’American School of Milan, il Liceo Berchet e si iscrive alla facoltà di Letteratura dell’Università di Milano che presto abbandona per dedicarsi a tempo pieno a scrivere.
Nei primi anni collabora a vario titolo con Mcgraw-hill, Saet Editrice, White Star Publishing, Studio Editoriale Buysschaert & Malerba, Vallardi, Leopard Publishing, Mondadori e Penguin Random. Ha collaborato con il Politecnico di Milano, su invito del Dipartimento di Architettura, insegnando l’interpretazione e la trasposizione dell’opera letteraria negli allestimenti scenici teatrali e cinematografici.
Collabora con DMA International per la realizzazione di sceneggiature e produzioni cinematografiche.
Declina l’offerta di McGraw-Hill di trasferirsi negli Stati Uniti per loro come altre opportunità di lavoro con gruppi editoriali. “Tutto ciò che concerne una vita regolare e la carriera era infinitesimale per me, non avrei potuto fare altro nella vita che cercare di capirne il senso, spingermi fino al suo massimo limite e scrivere, ogni altra cosa annoiandomi terribilmente”.

Nei primi anni Novanta c’è il periodo africano. Appassionato di deserto attraversa il Sahara il cinque spedizioni attraverso Algeria, Mali, Niger, Mauritania e Marocco. Percorre le pistes baliseés e le antiche carovaniere del sale dei Touareg, come il percorso fra Hassi-Messaud-Tamanrasset-Djanet, la rinomata Bidon Cinq di oltre 1500Km di vuoto assoluto fino alle coste atlantiche del Marocco.

Vive per un breve periodo negli anni Novanta in Toscana, dove costruisce e affina la sua stilistica letteraria, “Per imparare a scrivere occorre semplicemente leggere e molto. E’ in questo modo che si elimina il superfluo e si impara a sentire e vedere con la semplicità di un bambino. Esploravo la vita, mi interessava solo scrivere.”

Picasso diceva ‘Ci ho messo tutta una vita a imparare a dipingere come un bambino’ e de Saint-Exupéry ‘Bisogna imparare non tanto a scrivere ma a vedere. Scrivere è una conseguenza’. 

Nei secondi anni Novanta collabora con varie case editrici e comincia il periodo delle Bocche di Bonifacio. Appassionato di vela diventa istruttore e poi formatore degli istruttori del Centro Velico Caprera. Fonda un Centro di Ricerca Cetacei e grazie a sponsor privati e pubblici attraversa su una barca a vela in solitario il Mediterraneo per poi lasciare il centro e scrivere Altair alla fine di questo periodo di navigazione.

Negli anni Duemila effettua diversi viaggi ma sempre dichiarando “I viaggi, per quanto affascinanti, non sono niente. Il solo vero viaggio è quello interiore, è lì che si percorrono le più grandi distanze”.
E’ un periodo di grande lettura, scrittura e affinamento letterario. Forse la sua frase più emblematica di questo periodo è “La linea dell’orizzonte, verso la quale siamo incessantemente diretti, continua a spostarsi con noi tanto più distante quanto più lontano ci spingiamo, imprescindibile traguardo solitario della nostra vita.”

Alla fine degli anni Duemila incontra Fatine, la sua musa letteraria. “Mai incontrato, mai neppure immaginato di poter incontrare una ragazza capace di scatenare tanto amore, tanta passione, tanta ispirazione in me”. La coppia ha due figlie.

Ama le automobili sportive ed ha una sua collezione privata. 

Davide Amante
Davide Amante